venerdì, gennaio 30, 2015

Se lavorate nelle PR, c'è un'opportunità di lavoro per voi...


Questa mi sembra decisamente un'offerta di lavoro carina.
Blizzard.
Anzi, no, lasciate stare, magari ci vado io :-)

http://eu.blizzard.com/it-it/company/careers/posting.html?id=150002M

PUBLIC RELATIONS MANAGER, ITALY

PUBLIC RELATIONS

Blizzard Entertainment is seeking an experienced public relations (PR) manager for Italy, who is well-versed in modern communication techniques and possesses excellent media relations skills. We are looking for a focused, detail-oriented person who can multitask efficiently and thrives in a fast-paced, deadline-driven environment. The ideal candidate will be a motivated self-starter who is flexible and can adapt quickly to changing goals and objectives. This person will also be highly organized and able to work independently, while contributing to the goals of a team. Clear, concise communication skills are a must. The position will be based in Milan, Italy.

Genio. L'assicurazione sulla vita da appendere al muro.


Come fare la differenza, per di più con un prodotto così fosco come un'assicurazione sulla vita?

Beh, cercando un insight.

Pensando a una strategia.
pensando in termini di marketing, non di rifilare il solito prodotto al solito target (btw, siete sicuri sicuri di sapere davvero cos'è il marketing? )

Allora, insight.
L'assicurazione sulla vita è quella roba che serve se passi a miglior vita.

Problema: se trapassi, siamo sicuri che i beneficiari sappiano che tu hai un'assicurazione?

E se sì, nel trauma del lutto, siamo sicuri che sappiano dove sono i dettagli, dov'è la polizza, che non debbano anche farsi carico di ricostruire con dolore cosa hai combinato con la tua assicurazione?

Di qui l'idea di uno stunt, più PR che altro, ma intelligente.

La polizza è stata resa un oggetto d'arte.

Magari discutibile l'esecuzione (anche se sono stati scelti degli artisti più o meno noti), ma intelligente l'idea.

Un oggetto che appendi al muro, perché trovi sia bello, che arredi. O che regali all'amante, alla mamma, al figlio, in modo che abbiano sempre davanti agli occhi la prova che hai pensato a loro - e a portata di mano la scorciatoia verso un po' di soldi per affrontare la disgrazia.

Un pezzetto d'arte. Che all'occorrenza, speriamo di no, tiri giù dal muro, giri.. e dietro trovi i dettagli della polizza. Magari chi chiamare e cosa fare.

In case of emergency, non break the glass ma stacca dal wall.
Brillante.

E anche il sito dell'assicurazione Beagle Street non è male:


giovedì, gennaio 29, 2015

Fantastico da Call of Duty. Il Killcameraman. Indubbiamente virale.


Brillante operazione di comunicazione per Call of Duty.

La strategia è quella della costruzione del mito, di fare buzz e viralità, del "famolo strano" e surreale, del divertente.

Ma andiamo con ordine.

Se giocate a Call of Duty (uno dei più noti videogame sparaammazzalitutti) conoscerete sicuramente l'esistenza della Killcam, una modalità di visualizzazione "soggettiva" che vi permette di godere in prima fila l'ammazzamento del nemico:
http://callofduty.wikia.com/wiki/KillCam

Lo sprovveduto giocatore ha sempre pensato, banalizzando, che si trattasse di una qualche diavoleria informatica che permetteva una forma di animazione delle sequenze.
E invece no.


No perché le azioni vengono in realtà riprese da Randall Higgins - un operatore specializzato, un esperto giornalista di guerra.

Un coraggioso operatore che riprende in prima persona e a rischio della propria vita tutte le azioni che si svolgono nel videogame.

Il Killcameraman.

E per rettificare e dare la giusta luce a questo oscuro eroe, ecco in Rete il video che ce lo presenta e dove lui si racconta.
E dove capiamo che forse ha il lavoro migliore del mondo.

Se amate i videogiochi, direi imperdibile.
Onore al merito :-)

Ecco il video, che si sta avvicinando alle 1,4 milioni di views::





Da oggi in vendita: Relazioni Pubbliche Digitali


E finalmente è arrivato il giorno.

Relazioni Pubbliche Digitali, il mio secondo libro è ufficialmente in vendita.

E', ovviamente, un libro sulle PR in rete - anzi, cerca anche di definire un po' meglio cosa sono le PR online.

Cerca di delineare di che cosa sono composte, e come si fanno.

Che cosa sono (e non sono) le PR digitali e cosa è lecito aspettarsi (e cosa non dobbiamo attenderci).

Il mio sforzo è stato (ovviamente, essendo un digital planner) di fare non solo un manuale, ma anche un libro di strategia. 

Un libro per insegnare e soprattutto stimolare; a pensare in modo strategico, a capire, a fare, a relazionarsi con gli specialisti del settore (e lavorare con loro), per crescere professionalmente.

Quindi parlo di generare contenuti e conversazioni per costruire un’opinione positiva della nostra marca, prodotto o servizio, coinvolgendo influencer e blogger. Di come dare visibilità, rendere notiziabile un evento, un prodotto, una marca.
Ragiono su come ottenere un’esposizione mediatica, entrare nei discorsi delle persone, a sintonizzarsi con loro. 


Dedico molto spazio all’importanza della reputazione e come gestirla; all’individuazione di influencer e blogger e le modalità per lavorare con loro (li pago? Non li pago?); parlo di KPI di prevenzione e gestione delle crisi online.
Sempre con casi ed esempi.

Il tutto pensando molto business e zero fuffa: anche nelle PR digitali un’operazione di successo deve combinare strategia e creatività. E qui è la difficoltà maggiore: se è relativamente facile «essere creativi», è maledettamente più complesso farlo in modo funzionale ai risultati del business. 

Il libro per ora è disponibile in formato cartaceo, l'ebook è in arrivo a breve :-) (su Egea dovrebbe già essere acquistabile, arriva presto anche negli altri shop)


Un po' di link:

La scheda del libro e l'ecommerce della casa editrice (Egea)

Lo potete comprare su Hoepli

Lo potete comprare su Amazon

Lo trovate anche su IBS

Qui il link a Mondadori

mercoledì, gennaio 28, 2015

Ma voi lo sapete quali sono le marche cinesi che valgono di più?



Le marche cinesi per noi sono spesso un mistero assoluto. Eppure ce ne sono che valgono cifre pazzesche .

Può quindi essere interessante guardare la ricerca di BrandZ sulle marche cinesi di maggior valore.

Anche perchè prima o poi vi ci ritroverete a farci i conti...

La potete scaricare qui:


E già l'infografica dice cose significative.

Enjoy.

martedì, gennaio 27, 2015

Megared Reality: i concorrenti incontrano gli Urban Runners :-)


Nuova puntata del reality di Megared, dove 8 persone "comuni" si sono messe in gioco, hanno deciso di provare a vedere se - adeguatamente allenate e seguite, saranno in grado di partecipare alla Stramilano partendo da zero.

In questa puntata: la prima gara "test" si sta avvicinando.
E, a sorpresa, i concorrenti incontrano gli Urban Runners - un gruppo di (grandi) appassionati della corsa.

Le keywords qui sono passione, sostegno, appoggio, motivazione :-)

http://www.megared.it/unpassoperiltuocuore/

Ecco il video:


(nota: come sapete, questo è un progetto in cui collaboro professionalmente in prima persona... con molto piacere :-) 

venerdì, gennaio 23, 2015

Realtà Virtuale sempre più mainstream in pubblicità? La usa anche l'esercito UK

E' decisamente tornata di moda la Realtà Virtuale, di cui si parla da anni - e con cui anni fa si sono fatte alcune tra le cose più inutili mai viste in comunicazione.

Certo, finchè il device che si poteva usare era un piccolo smartphone, non è che si potessero realizzare chissà quali experience. Ma l'arrivo sul mercato di Oculus (e la conseguente entrata di altri competitor, tra cui anche Microsoft) ha sparigliato le carte. Permettendo, con un device più immersivo, di produrre attività di comunicazione e marketing molto più forti.

Oggi vediamo il caso dell'Esercito Inglese - che non volendo restare indietro dal punto di vista della comunicazione reclutativa rispetto alla RAF (si veda il mio post precedente) o all'inglesissima British Airways (vedi post) ha deciso di alzare l'asticella e ricorrere alla VR.

Caso da manuale di comunicazione esperienziale - far provare le sensazioni e le emozioni conseguenti alla tua scelta (di acquistare un prodotto, di visitare un luogo, di mettersi alla guida di un carro armato).

Si è quindi permesso ai passanti interessati in luoghi come la stazione ferroviaria di Waterloo, di indossare i famosi occhialoni e di sperimentare la sensazione di essere in mezzo ad un'esercitazione a fuoco, ponendoli al comando di un vero tank britannico.

Provare quindi la realtà (virtuale), interessarsi all'esercito come possibilità di carriera (a fronte di seri problemi di reclutamento, a quanto pare fare il soldato non va molto di moda, e si è abbassata la soglia massima per arruolarsi nella riserva a... 50 anni).

Da notare, tra l'altro, che i primi impieghi seri della realtà virtuale (con sistemi molto precedenti a Oculus... e orrendamente più costosi) sono nati proprio per l'addestramento militare (non solo di combattimento ma - ad esempio - anche medico), per la manutenzione di veicoli e veivoli... insomma, dalle cose serie le tecnologie trovano poi la loro strada verso il marketing.

Approfondimento -  se vi interessa cosa ho scritto in precedenza sulla realtà virtuale, potete seguire questo link:


giovedì, gennaio 22, 2015

Ricerca: perché la gente va in Rete? 4 Motivi



Segnalo questa ricerca di AT Kearney - "Connected Consumers Are Not Created Equal: A Global Perspective " 

Ci dice cose interessanti, specialmente una cosa: quali sono i motivi per cui le persone vanno in Rete, si connettono.

Spunti che se vi occupate di marketing, di strategia, se fate il planner sono il bread and butter del vostro lavoro quotidiano :-)

I motivi sono (in corsivo i miei commenti, le mie riflessioni):

Interpersonal Connection
La rete è un luogo sociale, dove si intessono relazioni nuove e si dà un valore aggiunto, un piano addizionale a quello "fisico", una sua continuazione o una sua sostituzione quando "dal vivo" non ci si può relazionare. L'uomo è un animale sociale e come tale trasforma e usa tutti i mezzi a quel fine. La marca può intervenire come abilitatore, sponsor, tool in tutto questo ?
(vedi nota alla fine del post)

Self-Expression
Dove forse dovremo parlare di Selfie-Expression :-) Dove tutti abbiamo qualcosa da dire, e molti lo dicono. Dai livelli più alti a quelli più rosiconi, la Rete ci permette di dare voce ai nostri pensieri. Dallo sfogatoio delle frustrazioni e delle paranoie complottiste al pensiero profondo, da filosofo, che una volta si poteva sfogare solo nell'agorà. Area sfruttata fino alla nausea (perché spesso in modo banale) dalle marche, ma che è ancora molto potente.

Esplorazione
Di marche, prodotti, idee, curiosità, gattini. La Rete ha fatto esplodere le nostre capacità di esplorare l'universo delle cose e delle idee... senza peraltro dare grandi garanzie di affidabilità.
Marche forti sono quelle che mi permettono di scoprire nuove idee, nuovi fenomeni culturali, nuovi meme e "mai più senza"

Convenience
Qui entra pesantemente (anche) il mondo dell'ecommerce. Praticità, facilità. Se fate ecommerce vivete (anche) di questo - forse più che di prezzo. Se fate retail fisico questo è uno degli elementi che potrebbero buttarvi fuori dal mercato. Certo, non tutti gli italiani usano l'ecommerce. Solo quelli di reddito tutto sommato più elevato, di cultura più alta... dipende su che mercato siete. Se vendete la pasta e i prodotti discount probabilmente per un po' siete ancora tranquilli... a parte i fatto che i margini sono ridicoli.

Altre cose interessanti dalla ricerca li copio e incollo.


  • Four motivations for connectivity. People go online because it meets four basic, universal needs: interpersonal connection, self-expression, exploration, and convenience. But respondents from different countries were more motivated by different factors. For example in emerging markets and places where offline expression is limited, the ability to express an opinion rates very highly; in more mature markets, exploration and convenience matter more.
  • The power of social media. Social networks are the places where connected consumers spend the largest amount of their time online. Social networks and social marketing are very effective in generating brand interest and purchases among younger consumers. However, the number of users on a social network is not necessarily an indication for engagement or, importantly, purchases. Furthermore, different social media sites display different usage patterns in different countries.
  • The convergence of physical and online stores. While most purchases today are still made in store, more than half of the survey respondents say they prefer shopping online as well as the online experience. Connectivity does not mean that consumers do everything online, but being connected offers access, speed, and convenience, and enhances the overall the experience. 


  • Approfondimento:
    http://www.atkearney.com/consumer-products-retail/connectedconsumers/full-study/-/asset_publisher/Aj6WmQ8WDHBx/content/connected-consumers-are-not-created-equal-a-global-perspective/10192

    Nota: la ricerca parla di Interconnessione personale - io preferisco pensare in termini di interconnessione emotiva.
    Dove la connessione non è fatta solo con persone, ma con tutti gli oggetti, gli attori, i soggetti con cui la nostra affettività, emotività si attiva.
    Detta in maniera più banale, qui ci entrano anche le marche e (certi) prodotti, che possono avere un ruolo non banale nella sfera emotiva delle persone e magari riempire vuoti esistenziali che religioni, ideologie, strappi della società hanno aperto nell'anima delle persone.

    Cito da "Strategia Digitale"*:

    Si potrebbe scrivere un’enciclopedia su come l’arrivo di internet abbia cambiato la società e come le persone si relazionino in modo diverso, specialmente per effetto dei social media. L’entrata in questa arena di aziende e organizzazioni, che hanno visto nella possibilità di creare relazioni affettive un vantaggio competitivo, ha cambiato lo scenario del marketing; non si tratta infatti di fare advertising ma di cambiare il modo in cui le aziende prendono posto nel mondo delle persone.

    Di qui nel tempo si sono create attese e aspettative relativamente all’approccio di relazione delle e con le aziende. Non è detto che tutte si debbano relazionare - anzi: molte marche non sono titolate a relazionarsi ma solo a informare (va benissimo offrire sconti senza pretendere di essere grandi amici). È, in effetti, un errore abbastanza grave pretendere a tutti i costi di avviare una relazione o di costruire una “community” con persone che non ne sentono il minimo bisogno. Forse la nostra marca o il nostro prodotto non sono in grado di suscitare emotività, coinvolgimento, forse possiamo al massimo suscitare un sorriso - che sicuramente influisce sulla percezione e forse sulle preferenze d’acquisto. Sicuramente non possiamo imporre un’interazione se non siamo interessanti. Qui i casi sono due: non siamo stati abbastanza bravi nel nostro marketing, oppure il nostro prodotto proprio non ha speranze. È vero che con tempo, denaro e costanza, probabilmente si riesce a costruire un immaginario e una relazione su quasi qualsiasi cosa, usando professionisti capaci e dandosi un orizzonte temporale. D’altra parte però è sano domandarsi se il gioco vale la candela. Se questi investimenti di lungo periodo davvero porteranno risultati tali da giustificare i costi. Se davvero, una volta riusciti a trasformare la nostra marca di bulloni in un lovemark, riusciremo a sbaragliare la concorrenza sui prezzi dei cinesi.

    * Strategia digitale. Il manuale per comunicare in modo efficace su internet e i social media

    mercoledì, gennaio 21, 2015

    Bello: sei tu il fotografo della prima pagina. Sul serio. Samsung.



    Bella operazione promozionale di Samsung in Svizzera, che mette al centro le persone, le rende protagoniste... anche se non si vedono :-)

    Già, perché se in genere si propone di diventare il testimonial, l'attore, di avere la tua foto in prima pagina, questa volta si propone di essere il fotografo (usando, virtualmente, un Galaxy Alpha) - la cui foto (di una bella modella) va in prima pagina.


    Breve: un piccolo sito (molto ben studiato) simula una sessione fotografica in studio.

    Con rapidità di riflessi, il giocatore dovrà catturare la migliore posa della supermodella Ronja Furrer (in realtà gli scatti possibili - ovvero il numero di frames in HD che si possono catturare sono circa 6300... più che abbastanza per beccarne uno buono :-)

    Lo scatto migliore è poi finito in prima pagina del quotidiano 20 Minuten.


    Ecco il video:




    lunedì, gennaio 19, 2015

    Ricerca (scaricabile): la Rete incorona il Private Label - minor costo, stessa qualità

    Segnalo questa interessante ricerca fatta da The Fool, attraverso un profondo e mirato ascolto della rete, sulla percezione delle private label.

    Ma prima un caveat. 
    Come tutte le ricerche  anche questa ha dei limiti. E le ricerche sull'ascolto ci fanno ascoltare solo quelli che parlano. Le cui opinioni possono essere o meno rappresentative di quelli che non parlano. 

    Che a volte sono una maggioranza. Silenziosa. (per approfondimenti, si veda questo mio post).

     Detto questo, si riconferma che in tempo di crisi e di tagli alla comunicazione, le marche private dei supermercati rappresentano un competitor durissimo per le marche. 

    In questo scenario complicato dove la Grande Distribuzione è un alleato insostituibile (perché ti mette in vendita i prodotti) e un concorrente temibile (perché i prodotti te li copia e ti fa una concorrenza molto dura).

    Dove quindi per vincere è fondamentale l'innovazione continua e la comunicazione, per costruire la percezione della differenza tra la tua marca e quella del supermercato (sperando che esista davvero: è sempre interessante leggere le etichette e scoprire chi produce i prodotti a marchio commerciale).

    Parliamo ora della ricerca, di cui riporto alcuni estratti. Dove una delle cose più interessanti è il fatto che in molti casi queste marche ben percepite, a marchio della catena, non comunicano sui social o non comunicano come potrebbero.

    Dove quindi (ipotizzo) c'è un fenomeno di vampirizzazione della comunicazione del marchio imitato. La GDO lascia che i grandi brand costruiscano la percezione di una categoria di prodotto, di un tipo di prodotto, ingrediente, concetto... e poi cercano di fare in modo (principalmente con il packaging) di far pensare alle persone "ah, ecco, questo è uguale ma costa meno e va bene lo stesso".

    Cito:

    "Uno studio prodotto sull’analisi di migliaia di conversazioni della Rete relative alla attenzione e percezione dei prodotti a Marca del Distributore nella Grande Distribuzione Organizzata ed alla attenzione ai Social delle principali realtà di settore."

    "Il consumatore sui Social apprezza i prodotti a Marca del Distributore, che ritiene uguali (quando non superiori) ai prodotti di Marca dell’Industria e ne discute sui Social scambiando esperienze e consigli."

    "La diffidenza o la scarsa opinione verso questi prodotti è bassissima (inferiore al 6%) mentre per oltre un terzo (36%) dei consumatori che discutono online i prodotti a Marca del Distributore rappresentano un prodotto “a qualità uguale a quello a Marca Industriale”. Non solo: per una importante percentuale degli utenti (27%) della Rete il prodotto a Marca Privata rappresenta una scelta “smart”, soprattutto in un momento caratterizzato da stress finanziario verso le famiglie italiane, poiché classificato come “a stessa qualità e minore prezzo”. Una significativa percentuale del campione inoltre (30%) ritiene addirittura la Marca Privata “migliore del prodotto a marca industriale” soprattutto in funzione del rapporto qualità-prezzo e del comparto dei prodotti Biologici dove la Marca Privata pare rivestire un ruolo di primaria importanza nelle opinioni dei consumatori.

    A questa attenzione da parte degli utenti non corrisponde invece altrettanta attenzione da parte dei principali Brand del settore: ben il 52% del campione dei 34 Brand indagati risulta assente da qualunque Social Network, con assenze eccellenti anche di marchi di primaria importanza sul territorio nazionale."

    "Tra le Marche Private più discusse online appare in predominante posizione COOP, seguita da Eurospin, Esselunga, Carrefour, Lidl e Conad: gli utenti della Rete usano per informarsi e commentare i prodotti di Marca Privata i Social Network (24%), i Forum (26%) e ruolo fondamentale ancora una volta è rappresentato dai Blog (42%) mentre solo una esigua parte (8%) utilizza le news tradizionali come fonte informativa."

    La ricerca è interessante e la potete scaricare qui:


    Potete anche scaricare l'estratto della ricerca Brands & Social Media sulla GDO fatta dall'Universtà Cattolica e da Digital PR qui, ricerca per certi versi complementare:





    sabato, gennaio 17, 2015

    Questo è un Teaser. Prossimamente in vendita.

    Relazioni Pubbliche Digitali.

    http://www.egeaonline.it/bookshop/catalogo/relazioni-pubbliche-digitali.aspx

    Che vi siete persi di bello sul mio blog...

    http://society6.com/product/star-trek-inspired-abbey-road-esque_print#1=45
    Riassunto settimanale (in realtà un po' più esteso, dato che settimana scorsa non l'ho fatto) dei post pubblicati sul mio blog.

    Abbiamo parlato di strategia, di idee creative, di robe da digital planner, di PR Digitali, di stunt, di numeri e di idee...
    Specificamente, ecco i post pubblicati - magari trovate qualcosa che vi eravate perso e che vi può servire e interessare... :-) 
    Enjoy!

    Altra ideona Ikea: il cinema più comodo del mondo :-)


    venerdì, gennaio 16, 2015

    Quando la marca ti è vicina nel momento del bisognino :-)) Virgin Train

    Post leggerino del venerdì.
    Breve case history che racconta di una marca (Virgin Train) che ascolta il messaggio d'aiuto del cliente e interviene nel momento del bisogno (o meglio, del bisognino).

    Ecco la case:
    Siamo sul treno per Glasgow. Un giovane inglese scopre, troppo tardi, che nella toilette non c'è carta igienica. Chiede aiuto via Twitter. L'azienda ascolta e va al salvataggio.
    Dimostrando anche che allora davvero vale la pena twittare anche quando vai al cesso :-)






    Approfondimento:
    http://rt.com/uk/220843-virgin-trains-toilet-twitter/

    Il caso mi ricorda un vecchio caso comparabile di Turkish, linea aerea che, ascoltando il tweet di lamentela di un passeggero, ha contattato via radio il pilota e ha fatto sistemare la temperatura dell'aeromobile, ecco il post relativo:

    *Incredibile* da Turkish Airlines. Leggete.




    giovedì, gennaio 15, 2015

    Molto creativo: usare Linkedin per il B2C... anzi, per il lancio di un film



    E' fenomeno abbastanza noto l'associare "in automatico" Linkedin e la comunicazione e il marketing B2B.
    Naturalmente le azioni più creative, quelle che innovano, si basano proprio sul rompere i paradigmi (in modo intelligente, strategico e sensato).

    In questa logica è da segnalare l'operazione di lancio di Taken 3, film d'azione e d'avventura, centrato su un personaggio decisamente tosto, tale Bryan Mills (interpretato da Liam Neeson). Uomo dalle molte qualità (è un ex agente della CIA) di sicuro possiede molti skills interessanti, specialmente sul fronte chessò, del crisis management.

    Il che fa ovviamente pensare che un curriculum particolare come il suo dovrebbe certamente trovare un posto di rilievo su Linkedin.

    In effetti, Bryan ha proprio il suo bel profilo Linkedin, e potete chiedergli di entrare nella sua rete (non so se vi conviene, qualcuno dei suoi numerosi nemici potrebbe sospettare che sappiate dove si nasconde o roba del genere...)

    Ma si è fatto di più: in modo abbastanza classico, si è fatto in modo che Bryan richieda l'aiuto di una persona. Usando Linkedin.
    Una persona che è uno di noi - a condizione che sia in possesso degli skills necessari.

    In breve: candidarsi inviando un proprio cv che specifichi le competenze che potrebbero renderci preziosi. Conclusa la selezione, Bryan si darà (si è dato) da fare per raccomandare personalmente il candidato vincente.

    Qui potete ricostruire (su Linkedin) tutta la storia. Per praticità vi evidenzio il video di "recruiting":




    L'operazione è interessante - anche se mette in crisi il pilastro di Linkedin: la serietà, l'autenticità dei profili. Se si inizia a giocare con personaggi "fictional" non si rischia di danneggiare quello che è rimasto uno dei pochi recinti "seri", professionali, scevri di lazzi e frizzi? :-)

    L'agenzia ha fatto benissimo e ha avuto una buona idea.
    Non so se invece Linkedin ha fatto bene...

    Comunque, per chiudere, ecco il video che celebra e promuove il vincitore del concorso (detto fra noi, l'ho trovato un po' troppo moscetto... mi sembra che tutto un bel progetto sia inciampato sul traguardo... ma lo dico sottovoce, sperando che Bryan non mi venga a cercare ):



    PS: chissà come saranno contenti tutti gli altri Bryan Mills (non ex agenti della CIA) presenti su Facebook...

    mercoledì, gennaio 14, 2015

    I Norvegesi forse lo fanno giusto (fare la visita guidata di New York)


    Ieri vi ho espresso i miei dubbi circa l'azione di British Airways sul portarti negli US con la Realtà Virtuale (questo è il link, se ve lo siete perso).

    Oggi invece vediamo con le linee aeree norvegesi hanno risolto sostanzialmente lo stesso brief; far sperimentare virtualmente l'essere negli US (più specificamente a NY).

    Molto più semplice (ma comunque con complessità tecnologiche non banali), molto più comprensibile e engaging per chi guarda il video (che è il vero strumento di comunicazione - non l'attività nel centro commerciale che, forzatamente, può coinvolgere solo poche persone).

    L'idea è di collegare in video un poster digitale con un'automobile a NY e con il suo equipaggio. Dialogare con loro, dirgli dove andare, farsi raccontare, godersi la gita. Easy, comprensibile per tutti.

    Mi piace di più. Mi ha fatto più simpatia :-)
    Mi ha fatto venire in mente che non ho mai volato norvegese (metre ho volato molto e benissimo - me lo ricordo con nostalgia - con BA). Quasi quasi mi faccio un giro a Oslo. Appena fa un po' più caldo.

    Ecco il video:




    To promote its direct long-haul service to New York, Norwegian Airlines invited shoppers in an Oslo mall to take a virtual taxi ride around Manhattan and to discover New York, real-time

    martedì, gennaio 13, 2015

    La realtà virtuale di British Airways: una buona o una cattiva idea?

    Lo ammetto, ero partito per scrivere un post di plauso e invece è uscito un post di riflessione.

    Partiamo dai fatti.

    British Airways, per promuovere la propria offerta di viaggi negli USA, ha fatto un piccolo tour in alcune città europee.
    Lo sappiamo: per farti venire voglia di viaggiare non c'è come "farti fare una experience", darti un assaggio di quello che ti aspetta.

    Quindi, con perfetta logica strategica, si è deciso di usare la Realtà Virtuale, usando quel catafalco che sono gli Oculus Rift :-)

    Di qui, tutto molto classico: si ferma la gente per strada, gli si fanno indossare gli occhialoni. Sperimentano una realtà immersiva che li stravolge e li sorprende. Li si butta "in prima persona" in un'esperienza molto americana, come se si fosse lì, no?

    Ecco il video, poi proseguo con le mie riflessioni:




    Is this the ultimate try before you fly? Customers across Europe try our newest innovation, bringing to life iconic US experiences through Oculus Rift virtual reality technology. Nicole Scherzinger launches the exciting technology, as passers-by are transported from the streets of Europe to New York, LA and Texas.

    Ovviamente, sul field, si possono coinvolgere poche persone: decine, forse un centinaio, forse qualcosa di più.
    Si fa un'impressione grandissima... ma su pochi; e il costo contatto lo sappiamo è ovviamente talmente alto da non valere la pena.

    A meno che, recita il manuale delle PR digitali*, non si usi questo evento per creare notizia. Non si "colpiscano" dieci persone per sedurne a migliaia. Si crei, tipicamente, un video che si spera "virale" o quantomeno molto visto, che amplifichi la portata della nostra comunicazione.
    E allora i conti tornano.
    Ho speso sì un sacco di soldi ma ho fatto impressione su un numero ragionevole di persone. Ne ho fatto parlare. Ho innescato un buzz. Etc.

    Fin qui dunque, tutto bene.
    Il problema dell'operazione specifica è che la realtà aumentata deve essere sperimentata per godersela. E vedere video di persone che se la godono non è così engaging, coinvolgente, se non riesci a immaginare cosa stanno provando.

    Guardando il video, mi è venuta una gran voglia di provare gli Oculus Rift.
    Ma non mi è rimasta in testa British Airways o una particolare voglia di andare negli USA.
    E' un po' come farsi raccontare il sesso non avendolo mai provato di persona...

    Diciamo che non mi sembra che si tratti di un'idea "spreadable", perché in fondo tutto si riduce a un "abbiamo fatto provare a un po' di persone un'esperienza fighissima, peccato che tu non possa nemmeno immaginarti come sia".

    Insomma, non basta buttarsi a innovare sul fronte delle tecnologie per fare comunicazioni impattanti.
    Ci va molto pensiero strategico, altrimenti il rischio è che tutto quello che si ottiene sia un sonoro "so what?"

    * Su questo fronte aspettatevi delle novità, in tempi abbastanza brevi
    :-)

    lunedì, gennaio 12, 2015

    Abbordala al bar, non su Tinder :-) Bartinder - la birra belga ti chiede di sfoderare il coraggio



    Politically correct? Mica tanto. O forse sì.

    Difficile comunque fare dei PR Stunt a modino, qualche controversia occorre metterla in conto.

    D'altra parte qui il committente (una birra belga, dal DNA molto maschile e direi "old school") ha deciso di cavalcare a suo modo il trend di Tinder.

    Il background strategico è che Tinder è un app estremamente popolare, un meme, una cosa di cui si parla - e quindi a cui è interessante potersi attaccare, per sfruttarne il pubblico.

    Più in generale la considerazione strategica è che sembra si stia perdendo l’approccio maschio e virile alla seduzione, sostituito da metrosessuali approcci online spesso sul limite dell’assurdo e del surreale.

    Nascondendosi dietro il confortante schermo dello smartphone, che permette di non mettersi davvero in gioco. Di non metterci la faccia. Di non tirare fuori i cosiddetti.

    Per questo l’operazione, usando un paio di profili fake, fa una cosa molto semplice: incita gli uomini a piantarla lì di fare i nerd, chiede di sfoderare gli attributi e la faccia tosta e - se devono andare a rimorchiare - che lo facciano al bar, in prima persona.

    Il che, per una birra che ha nel proprio profilo di marca un che di mucho macho ci può stare :-)

    Come ulteriore incentivo e per "dare servizio" alle persone, con l'operazione in omaggio un paio di birre al bar. Una per il maschio, una per la preda :-))

    Ecco la video case history, che vi racconta con maggiore dovizia di particolari l’azione:



    Macho or metrosexual, beard or no beard, ...
    Primus, a quirky Belgian beer brand, believes that guys should rebel against these confusing trends and follow their instincts.

    We came up with "Bartinder", a mobile stunt using Tinder. We made profiles of girls on the popular dating app and invited guys who "matched" our girls to act like real men, and go out to pick up a girl at a bar. We gave them 2 free beers to share with a girl.

    http://www.haacht.com
    https://www.facebook.com/primus
    http://www.twitter.com/primushaacht

    domenica, gennaio 11, 2015

    La 4a + 5a puntata del web reality Megared: allenamento.


    Continuo a tenervi aggiornati sullo sviluppo del web reality di Megared.

    Prosegue la storia (praticamente in tempo reale) delle otto persone che hanno accettato la sfida; partendo da zero farsi allenare (da specialisti) con l'obiettivo di arrivare a correre la Stramilano.

    Oggi pubblico il quarto video (l'allenamento prenatalizio) e il quinto: i partecipanti si raccontano con la loro videocamera... durante le ferie :-)





    Se vi siete persi le puntate precedenti, questi sono i miei post:

    “UN PASSO PER IL TUO CUORE”: il primo reality sul running dedicato a chi vuole iniziare a correre.


    L'operazione si chiama "Un passo per il tuo cuore" che ha casa qui:
    http://www.megared.it/unpassoperiltuocuore/
    (qui trovate tutte le info, i video aggiuntivi / tutorial... fateci un giro)

    La pagina FB è qui: https://www.facebook.com/megareditalia

    Il prodotto è Megared: http://www.megared.it/

    Nota: come sapete, sono /siamo coinvolti direttamente nel progetto... e ne siamo contenti :-)

    venerdì, gennaio 09, 2015

    Cosa abbiamo cercato su Google nel 2014? Infografica e video

    Curiosità, certo, ma anche tenere un po' la mano sul polso della situazione - questo è guardare a cosa cerca "laggente".

    Lavoro che andrebbe fatto con costanza e metodo (magari facendosi un giro da queste parti: https://www.google.com/trends/) - ma dato che siamo all'inizio dell'anno limitiamoci a guardare questa infografica e questo video, che ci raccontano cose interessanti, per ripartire (speriamo) gradualmente...

    Google - Year in Search 2014

    Cominciamo dal minisito ad hoc:
     https://www.google.com/trends/2014/

    Ecco il video:


    Ed ecco l'infografica:


    giovedì, gennaio 08, 2015

    KLM colpisce ancora :-) Aiutando le persone a...


    Prima o poi dichiarerò una moratoria sui post relativi a KLM.

    D'altra parte la linea aerea è attivissima, ha una strategia di grande coerenza nel creare dei pr stunt, degli "eventi" che sorprendono... ma che, soprattutto, mettono le persone, i viaggiatori al centro.

    Eventi che sono molto emotivi, fanno breccia perché ci sembra così strano che un'azienda ci sia così vicina e si prenda a cuore le nostre sorti... (vedi nota 1)

    Quindi rieccoci/rieccoli a parlare del customer service.

    Per una settimana il personale di terra ha aiutato chiunque e ognuno, anche chi non volava KLM.

    Idea intelligente: così si entra in contatto con "non clienti" e si crea un imprinting, ci setta un benchmark con cui le altre aerolinee sono valutate... ma vedi nota 2

    Insomma, hanno messo su un #happytohelp center, aperto 24/24 e in grado di operare su scala internazionale, dove... beh, guardate il video :-) (cercando ovviamente di realizzare stunt, aiuti, azioni molto "wow").

    Da notare però che non si sono limitati ad un approccio passivo: sfruttando l'esperienza fatta nei casi precedenti (e gli investimenti fatti per costruirsi una struttura operativa social molto potente) sono andati a scansionare le conversazioni, per poter intervenire in real time... sia direttamente online, sia di persona :-)

    Il che, a parte l'effetto passaparola generato dal video che vi metto qui sotto, ha immediatamente generato buzz in rete, sui social, in primis partendo da Twitter.

    Avendo aiutato migliaia di persone (quindi anche qui, un progetto serio, con investimenti seri e ingenti) sono partiti migliaia di tweet e di post in rete.

    A loro volta ripresi, amplificati, discussi, oggetto di articoli... con un passaparola molto positivo, divertito, pieno di ammirazione, rispetto, perfno amore. 

    E sono queste le cose che poi ti portano a diventare un "lovemark" (tema su cui ci sarebbero da fare dei gran discorsi, ma non è questa la sede...)

    Un piano di battaglia da manuale e molto intelligente, nel suo essere classico ma molto ben fatto.


    From a special HQ at Schiphol Plaza in Amsterdam Airport, the #happytohelp team assisted travellers at airports worldwide and via social media. KLM’s innovative help centre was open 24 hours a day and demonstrated the extraordinary lengths the airline goes to for all air travellers.


    Nota 1: detto fra noi, il mio unico contatto ravvicinato con il personale di terra di KLM all'aeroporto di Amsterdam, qualche anno fa non era stato poi così positivo, anzi... ero stato trattato con sufficienza e arroganza... spero che nel frattempo, al di la di comunicare benissimo, abbiano imparato a comportarsi bene anche quando le video camere sono spente... :-)

    Nota 2: va anche detto però che un brand fortissimo, una percezione stellare hanno certo un'influenza notevole sulla scelta... ma occorre valutare se poi le persone non decidono di volare con linee aeree da schifo, che ti trattano a pesci in faccia e ti spremono esplicitamente come un limone - ma che costano meno. Personalmente io evito come la peste Ryanair (spendendo volentieri qualcosa in più per fare a meno di loro), ma il comparto delle low cost vive proprio sul paradigma "facciamo di meno per te". In questa logica, per differenziarsi ci sta tutta la strategia del "facciamo di più". Da capire quanto il "costiamo di più" conseguente sposta le decisioni d'acquisto... si veda anche:




    Per vedere gli altri casi di KLM di cui ho parlato sul mio blog (ripeto, loro sono dei maestri, c'è parecchio da imparare... a condizione di avere un approccio serio e un budget che non sia ai limiti della presa per i fondelli - if you pay peanuts, you get monkeys) potete seguire questo link:

    http://robertoventurini.blogspot.it/search?q=klm



    mercoledì, gennaio 07, 2015

    Altra ideona Ikea: il cinema più comodo del mondo :-)


    Ikea continua con le sue attività di ambient.
    Ed è una scelta abbastanza naturale, dato il prodotto. Farlo vedere, farlo toccare, provare. Il tutto con un wow effect, una carica di sorpresa, una fantasia che ben si sposa con il DNA della marca.

    Questa volta l'azione si sposta al cinema. Dove Ikea aggiunge il valore di un relax inaspettato e del tutto gratuito :-)

    C'è da dire che lo scherzetto non è costato poco. L'allestimento della sala è stato sicuramente impegnativo e se valutiamo l'operazione in termini di costo/ contatto, se prendiamo come KPI il numero di persone raggiunte, è un bagno di sangue economico.

    E' evidente quindi la strategia per sorprendere le persone e creare dei PR stunt, degli eventi di cui si parla in rete (a fronte di un prodotto di cui normalmente ci sarebbe abbastanza poco da dire). Da manuale.

    Il vostro digital planner preferito approva :-)

    Ecco il video:



    Per vedere alcuni altri ottimi esempi, cercate su questo blog "Ikea" (la finestrella del search, se non la vedete, è in alto a sinistra)