lunedì, marzo 21, 2016

La Checklist della Strategia Digitale (Parte #4)

http://www.gronefeld.com/uploads/styles/watchmaking_big/contents_gallery/watchmaking_09.jpg
Proseguiamo il nostro viaggio nella Strategia Digitale, attraverso una checklist (a puntate) che, se da un lato è il check finale della solidità della nostra strategia, dall'altro è uno strumento utile da utilizzare prima e durante lo sviluppo della strategia - per farla buona la prima.

Il primo tema di oggi è:


Domanda #7: Ci siamo ricordati di "parlare con" e non (solo) "parlare a" ?


L'approccio in cui la marca ( o l'organizzazione) parla dall'alto, infligge o propone messaggi a un'audience si chiama sostanzialmente pubblicità. 
Che poi sia uno spot, un pubbliredazionale, un depliant inviato a casa... sono sfumature, technicalities, ma il modello è quello pubblicitario.

La parte più ideologica della rete sostiene che non si possa più, online, "parlare a" senza sollecitare una conversazione. Un buon esempio, citato a proposito e a sproposito, è il Cluetrain Manifesto.

Dalla mia esperienza emerge che ciò non è per niente vero. Anche perché:

- Nessuno di noi ha la voglia e il tempo di "entrare in conversazione" con una marca per qualsiasi cosa vediamo su Facebook.

- Per molte cose ci va benissimo di essere semplicemente informati, senza dovere investire tempo a costruire improbabili relazioni su oggetti verso i quali abbiamo magari forte curiosità ma un limitato investimento emotivo, coinvolgimento



- Molte persone non hanno molto da dire e molte marche / prodotti non hanno la possibilità di essere dei lovemark, oggetti di affetto e conversazione.. ma non per questo devono smettere di comunicare e fare business, spesso profittevoli

- Provate a non investire in adv su Fcebook e poi vediamo quanti follower, quali numeri riuscite a fare sperando solo nella reach organica...

Detto questo, l'opportunità di fare il salto quantico è quella di entrare in relazione con le persone. Che poi conversino, mettano like o meno, è un'altra faccenda. L'importante è come si sentono rispetto a noi.

Se si sentono un target da mungere, come da modello classico o se sentono che la marca li vede come stakeholder. Se si sentono utili idioti con la carta di credito (e ci può stare, dipende dalla situazione) o in qualche modo comproprietari della marca e dei suoi destini.



Se sentono la marca distaccata, arrogante, che si disinteressa ai suoi consumatori - o peggio ancora che fa finta di interessarsi e di curarsene. Che a parole "mette il consumatore al centro" ma che nella realtà dimostra invece che è una mission scritta per fare bella impressione ma lontanissima dalle pratiche quotidiane dell'impresa.

Domanda #8: i nostri "Communication concept" sono chiari?


In sostanza, non è che qualcuno esposto alla nostra comunicazione si domanda che cavolo stiamo cercando di dire?



Tutta la storia la teoria e gli esperimenti in comunicazione dimostrano la stessa cosa: se non dici chiaramente alle persone cosa vuoi e perché lo vuoi, nessuno o quasi lo farà.

Se il tuo concetto di comunicazione, il messaggio centrale non è chiarissimo, non passerà.

Domandatevi perché i produttori di detersivi hanno per anni speso miliardi dietro a un tema così banale e scontato, ripetitivo come "lava più bianco".

Perché sono scemi? No, perché sono smart.



Perché grandi aziende investono soldi veri in ricerche e misurazioni per vedere cosa funziona e cosa no. E decidono della loro comunicazione non sulla base della pancia, dei gusti personali, della voglia di fare cose diverse.

Decidono sulla base di informazioni su cosa funziona e cosa meno.

E se noi ignoriamo questo fatto e ragioniamo solo sulla base dei nostri gusti, gli stupidi, quelli che fanno danni siamo noi, non le aziende.

Anche perché in genere (l'ho detto mille volte) noi non siamo il target.


http://www.isocial.it/analfabetismo-funzionale-italia-regno-dei-somari/
E se tutti sono su Facebook, il rischio è che su quella piattaforma ci ritroveremo a comunicare con un numero significativo di quei numerosissimi italiani affetti da analfabetismo funzionale, da analfabetismo di ritorno.

Da scarsa cultura, dal non leggere mai un libro, dal non essere attrezzati per gestire concetti complessi o espressi in modo sofisticati.

Di nuovo, l'abbiamo detto, occhio al target e al saper entrare in relazione con lui, con il suo linguaggio, con i suoi processi.

Per questo dobbiamo essere chiarissimi. Essere "single minded". Sappiamo da decenni e decenni che se diciamo una cosa sola, siamo laser focused, il ricevente forse la capirà. Se diamo due o più messaggi, il tasso di corretta decodifica cade.

Se non esprimiamo in modo focalizzatissimo cosa vogliamo che la gente capisca, pensi, come chiediamo che modifichi la propria opinione, la propria percezione, il proprio comportamento.. beh, ci andiamo a complicare da soli una situazione già complicata di suo.

Dobbiamo quindi essere molto semplici e trasparenti.
Cosa promettiamo e come/perché pensiamo di poter mantenere la promessa.
Cosa vogliamo, perché lo vogliamo e perché le persone dovrebbero darci retta, quali vantaggi/risultati otterranno.
Più siamo semplici più siamo anche smart, spesso. E maggiore la probabilità di essere capiti e di generare una reazione positiva.



------ *MESSAGGIO PROMOZIONALE / COME APPROFONDIRE *-------


Come accennato in apertura, questo post è un approfondimento al nostro manuale "Strategia Digitale". Il manuale per comunicare in modo efficace su internet e social media.

Per chi non lo conosce, qualche rapida informazione. 

Intanto dalla sua uscita è più o meno costantemente tra i libri della categoria "business" più venduti su Amazon, su carta e in formato Kindle. 

Anzi, per un paio di giorni siamo stati il libro in assoluto più venduto su Kindle in Italia (ok, l'editore aveva fatto un taglio prezzo molto notevole :-).

Ma ecco una breve descrizione di cos'è:

Abbiamo voluto fare un libro diverso: in mezzo a tanti libri che "spaccano paradigmi", che fanno della gran teoria del futuro, che dicono alle aziende dove sbagliano ma non danno ricette per fare giusto, abbiamo voluto fare un manuale.

Abbiamo cercato di dire quali sono gli step necessari, giorno, dopo giorno, per fare comunicazione sul campo. Mettendoci quella dose di teoria utile e necessaria per capire perché le cose vanno fatte in quel modo.

Il libro è pensato per:

a) chi lavora in azienda e vuole capire come si fa e perché con l'agenzia non riesce a capirsi :-)

b) chi lavora in azienda e ha un capo con cui non riesce a capirsi o per chi lavora in agenzia e ha bisogno di far capire al cliente "come funziona", visto che non è pubblicità :-)

c) chi lavora comunque nel digitale e vuole andare oltre alla mera operatività - capendo come si ragiona in modo strategico (in funzione degli obiettivi) per fare progetti migliori.

d) chi vuole iniziare a lavorare nel mondo digitale e vuole affiancare all'indispensabile pratica anche una capacità di pensiero strategico

Dentro ci sono parecchi decenni (combinati) di esperienza di Giuliana e mia. Raccontando ciò che abbiamo visto funzionare sul campo - dato che il digitale l'abbiamo visto nascere e crescere.

Come dice Giuliana nel suo blog:"Mettere ordine nel senso che, se per i singoli pezzi di digitale come il SEO/SEM, le Digital PR, il Social, sono stati scritti fiumi di parole, la parte che viene prima di tutto questo, la strategia digitale, appunto, non è mai stata considerata. O meglio, ciascuno si è costruito il suo modo di procedere, la sua metodologia, sulla base dell’esperienza e dell’esigenza del momento, ma tutto ciò non è mai stato codificato. Ci abbiamo provato noi."

Ecco i link da dove potete capire qualcos'altro sul libro e comprarlo online (in versione cartacea o ebook).


martedì, marzo 15, 2016

Bellissimo. Il biglietto gratis di JetBlue... con l'esperimento di democrazia


Bella, bella idea per creare buzz.

Meccanica semplicissima.

In un anno di elezioni, che si preannunciano combattute e piene di livore negli USA, JetBlue ha deciso di condurre un esperimento sociale a 8000 metri di quota.

Su un aereo preso a caso, ai 150 passeggeri è stato offerto un biglietto gratuito per una qualsiasi delle destinazioni, nazionali o internazionali servite dalla compagnia.

Ma... c'era una clausola.

Tutti i passeggeri dovevano decidere all'unanimità una sola, unica destinazione per tutti.
Sarebbe bastato un solo passeggero dissenziente e nessuno avrebbe vinto.

Fosse stato in Italia, data la nostra epica litigiosità (gli americani dicono che ogni volta che tre italiani si incontrano per strada fondano un nuovo partito), non ci saremmo mai riusciti.

O magari, data la nostra smartness genetica ci saremmo immediatamente messi d'accordo tutti, senza esitazioni, sulla destinazione più cara e lontana.

E negli USA?

Beh, sul volo i passeggeri hanno avuto voce e microfono, sono state condotte campagne elettorali, e alla fine si è passati alla votazione.

Saranno riusciti a trovare compromessi e un accordo per poter vincere tutti?

Nel video, scoprirete come è finita:


lunedì, marzo 14, 2016

Ancora preroll... geniali. Come farti vedere la pubblicità (Geico)


Io ho un grande rispetto per le campagne adv di Geico.

Un'azienda che sta riuscendo a usare le specificità del digitale in maniera intelligente.
E ad affrontare (direi brillantemente) la disaffezione verso la pubblicità.

In breve: Pre roll fulminanti, velocissimi. Che partono con la parte più "promozionale", il messaggio di marca, subito. Poi saltano alla fine dello spot, direttamente.


In teoria per permetterti di mollare la pubblicità al più presto e finalmente poter accedere al tuo video.

In pratica... beh, sono dei finail talmente fuori di testa - rispetto all'inizio dello spot -  che uno se li va a vedere, altro che saltarli.

Per riferimento, ricordo che Geico è la società assicurativa dietro ai famosi pre roll "unskippable" di cui avevamo parlato.

Comunque, ecco alcuni di questi spot:





giovedì, marzo 10, 2016

Coca Cola e McDonald's trasformano il pack in un visore per la Realtà Virtuale #GiovediVR


Questa settimana parliamo di due dei giganti della comunicazione e del marketing, che entrano, con due operazioni molto interessanti nel mondo della Realtà Aumentata applicata al marketing.

Cominciamo da Coca Cola.
Ispirandosi a Cardboard, il visore per la VR di Google, Coke lancia degli multipack in cui l'imballaggio può essere trasformato in un visore per la realtà aumentata (inserendoci, come sapete, il vostro smartphone).

Non è per il momento prevista una app o del content VR che si leghi a questo progetto.

Ecco il video:



(approfondimento, su Mashable)

McDonald's invece, ha trasformato (era ovvio) l'imballaggio dell'Happy Meal.

Qui il progetto è un po' più ricco: si è sviluppato un gioco in VR che si accompagna al visore fai-da-te. Lo smartphone ce lo mettono i genitori e il gioco è fatto.



Tra l'altro il design, l'ingegnerizzazione del visore mi sembra molto ben fatta, facile da montare (molto più di Carboard).

Ad accompagnare il visore, un gioco in VR di stampo educativo: essendo in Svezia, si insegna ai bambini a stare accorti sulle piste da sci:




To kick off McDonald's move into VR we have developed a game that is both educational and fun. It's a ski game called "se upp i backen" (in English that means watch out on the slopes) and its aim is to help kids understand the need to be alert on the slopes and avoid obstacles - including other skiers. We're proud to say that it's officially endorsed by the Swedish alpine ski team.

E' stato anche fatto un sito ad hoc: http://happygoggles.se/en/



 ecco il video:

(approfondimento, sempre da Mashable)

mercoledì, marzo 09, 2016

Un genio (vero) del male: Hawking supercattivo per Jaguar :-)

Avere un testimonial è cosa abbastanza comune.

Avere un Premio Nobel e un genio come Stephen Hawking, non è cosa da tutti.

Specialmente se non si limita ad essere se' stesso, ma interpreta una parte.

Un genio. In questo caso, un genio del male :-)



E, solo su Facebook, un video con 806.000 visualizzazioni
Ecco il video:



(A parte la presenza dell'eminente dottore, non un gran che di spot, diciamocelo, nulla di memorabile. In effetti, il punto di interesse è che si tratta più un'operazione di PR che una grande campagna pubblicitaria)

Comunque, una netta evoluzione rispetto allo spot in cui il professore faceva una rapida comparsata nel 2015:


martedì, marzo 08, 2016

Bello. Il poster che ti fa correre veloce... per vincere un paio di Reebok


Semplice e d'effetto.
Un poster. E l'equivalente pedonale di un Autovelox.

Pronti e via, per strada devi correre veloce. E se sorpassi i 17 km/h vinci un paio di scarpe.

Chiamasi Engagement :-)


Ecco il video - operazione creata ovviamente per creare buzz più che per colpire qualche decina di persone per strada.

In sostanza, lo possiamo (anche) catalogare cone stunt di PR.

lunedì, marzo 07, 2016

La Business Card con l'elettrocardiogramma (per gli investitori)


Brillante tour de force tecnologico.

Comunicare attraverso il proprio know how tecnico.

Usando il più classico (e spesso povero) strumento di comunicazione corporate: il biglietto da visita.

L'azienda  produce soluzioni tecnologiche, prodotti per il monitoraggio del cuore.
E quindi ha pensato bene di realizzare un biglietto da visita che ti fa l'elettrocardiogramma.
Wow effect assicurato.

Naturalmente, dato che l'oggetto è piuttosto costoso (ho letto che costa circa 20-25 dolalri al pezzo), non lo distribuiscono a cani e porci - è stato pensato come stunt di marketing per i potenziali investitori nell'azienda...

Ecco il video:

venerdì, marzo 04, 2016

Ci mancava solo l'app che ti dice se sei bruttarella... per il sito d'incontri. Ma l'idea di PR c'è.


Post leggerino del venerdì che racconta di un sito di incontri svizzero.

Si chiama Blinq http://www.joinblinq.com/

Questi signori hanno sviluppato (con una grossa mano esterna) un software di riconoscimento facciale che non solo giudica la tua età, ma anche quanto sei "hot" o meno. 

Sul sito di incontri... potevo rimanere offeso (scusate, non ho resistito)
Tutte cose che, dette così, lo dovrebbero rendere popolarissimo fra i suoi utenti, immagino.

In realtà al momento sembra un gran colpo di PR. E la cosa ha senso, adesso vi spiego perché.

In primis, si mette il tutto su un sito a parte:

Un sito che va a misurare "come uscirebbe" una tua foto (da postare poi nel sito delle anime gemelle).

E allora, un po' per curiosità, un po' per validare il proprio ego, un po' per testare le immagini a disposizione per scegliere quella più efficace da postare... questa app ha fatto un paio di milioni di visite... e ha costruito awareness per il servizio di incontri. Quindi - almeno potenzialmente -  business.



 bello il caveat "tarato sui gusti svizzeri".



Approfondimento:


giovedì, marzo 03, 2016

Finalmente un pre roll che non ci … (ed è giocabile - Mountain Dew)


Diciamocelo: i pre roll sono una discreta seccatura. E qui ci sarebbe da aprire l’infinito scatolone dell’advertising online, degli adblocker e quant’altro.

D’altra parte, uno dei fattori per la disaffezione verso la pubblicità è vecchio come il mondo: non è che a priori si sia contro l’advertising: siamo contro le rotture di scatole, i contenuti “pushati” che non ci interessano, l’interruption marketing che non ci da’ valore.


Di qui lo sforzo, da parte delle marche più smart, di trovare nuove forme di adv (ricordate il caso dell’annuncio "unskippable" dell'assicurazione?)

Questa volta è il caso di Mountain Dew, nota bevanda. Che si inventato un pre roll giocabile, in pieno stile videogame vintage.

Molto godibile, realizzazione tecnicamente molto intelligente nella sua semplcità. E risultati decisamente apprezzabili.


Ecco la video case history:


venerdì, febbraio 26, 2016

Avete paura di volare? Ecco l'app per voi...


Bella idea (anche se l'esecuzione mi lascia un po' freddino). Post leggerino del venerdì.

In sostanza l'insight è che c'è gente che ha paura di volare, e che il decollo è uno dei momenti che fa più paura.

La trovata è di distrarre i passeggeri, far loro distogliere la mente dalle proprie paure per concentrarsi su qualcosa d'altro.

Approfittando che ora si può usare il telefonino anche in decollo ANA, una linea aerea giapponese, ha realizzato una apposita app.

L'idea: "Puzzle games and music are the top ways to relax in-flight"

Il video che segue presenta l'idea e la sua realizzazione (che, come detto, non mi entusiasma troppo).



A questo punto si può discutere sul valore in termini di marketing dell'operazione.
PR, buzz? Non mi sembra abbia fatto parlare di se' i giornali.

Customer care, coccolare i clienti? Forse, se l'hanno comunicata e hanno reso fasile e popolare il download.

giovedì, febbraio 25, 2016

Bellissimo. La pizza dei sogni e il poster interattivo. Wow Effect.

Unconventional stunt pizza pr digital planner blog venturini




Di Pizzerie, di ristoranti ce ne sono tanti. Come emergere, come "bucare"?

La Catena La Place in Olanda lo ha fatto sommando la relazione diretta con le persone a un Wow effect. Con in più un effetto alone di buzz.

Unconventional stunt pizza pr digital planner blog venturini
In sostanza: poster interattivi. Comunicazione audiovideo bidirezionale con lo chef dal poster.

Da un'affollata via del centro, i passanti potevano parlare con lo chef.

Richiedere la pizza dei loro sogni. Vederla preparare sotto i loro occhi.

E, volendo, affrettarsi al ristorante per vederla pronta e calda.

Unconventional stunt pizza pr digital planner blog venturiniEcco il video:



Engagement, specialmente perché è una cosa inusuale. Furba, anche perché permette di entrare dentro a come sono concepiti, preparati i prodotti, è appetitosa. Divertente, insomma.

Idea semplice, realizzazione tecnologicamente un po' più complessa. Ambient, unconventional, creatività e tecnologia. Un bel mix.

mercoledì, febbraio 24, 2016

Genio. La ragazzina e la festa della prima luna. Video meritevolmente virale :-)

No, dai, questi sono dei geni.

Qui sotto non solo c' un'idea ma c'è anche dell'ottimo lavoro creativo.

E qualcuno fortemente bastardo dentro.

Il committente è un'azienda che produce assorbenti femminili.

Il target le ragazzine ai primi cicli (tant'è che il prodotto pubblicizzato è un welcome kit, diciamo, o forse meglio chiamarlo starter pack).

Sotto ne parlo, perché è un'idea di business interessante.

La storia: una ragazzina ha un complesso di inferiorità rispetto alle sue pari, perché non ha ancora avuto il menarca, quindi diciamo che non è ancora entrata nell'età adulta.

Decide allora di fingere.
E qui la madre... (warning: bastard inside).

Molto divertente e ben fatto. E oltre 32 milioni di visualizzazioni meritatissime.

Qui c'è il video (suggerisco di attivare i sottotitoli in inglese, l'audio è un po' complicato)




Parliamo ora di HelloFlo, che è stato definito il Dollar Shave Club degli assorbenti; è un servizio in abbonamento che permette di ricevere periodicamente gli assorbenti, in abbonamento. Marca e azienda molto smart, approccio fortemente orientato alla creatività e all'impatto - cose ormai indispensabili per far bucare una nuova marca.

Qui ci sono gli approfondimenti:

http://www.fastcocreate.com/3032097/hello-flos-first-moon-party-is-the-funniest-tampon-commercial-youll-see-all-day


http://www.today.com/money/girl-fakes-period-mom-gets-revenge-fake-first-moon-party-2D79831114

http://www.adweek.com/adfreak/girl-fakes-getting-her-period-and-pays-price-hilarious-new-ad-hello-flo-158405

martedì, febbraio 23, 2016

Il primo TEDx in volo: ideona di PR da Qantas per il volo delle startup australiane

O famo strano, facciamolo ad alta quota. No, non stiamo parlando di diventare membri dell'esclusivo Mile High Club ma di un TedX.

Mercoledì 17, sul volo da Sydney a San Francisco (13 ore di volo!) i passeggeri hanno potuto godere del primo TEDx volante. 

Alcuni fra i più interessanti innovatori australiani nel mondo della scienza e della tecnologia hanno condiviso la propria visione a bordo del veivolo (dal vivo per chi è a prua del 747 e con streaming live per tutti gli altri passeggeri).

Se (come probabile) non eravate a bordo di quel volo, ecco uno dei video girati a bordo (che, volendo, potete anche vedere se partecipate al TEDx di Sydney il prossimo maggio).



 Altri video li trovate ovviamente su YouTube.

L'attività, oltre a contribuire in termini generali al branding dell'azienda, a rafforzarne e consolidarne la percezione come azienda che innova, sostiene anche la riapertura della tratta aerea tra Sydney e San Francisco - chiaramente un percorso pensato anche per facilitare i rapporti tra l'Australia e le culle dell'innovazione tecnologica americana.

E quindi, che di meglio per un TEDx di un aeroplano pieno di imprenditori? A bordo, infatti, c'erano anche un gruppone di startuppari australiani, che dopo l'atterraggio si sono fatti un bel giro dei grandi classici (Google, Facebook, Twitter, Singularity University...) per fare il pieno di idee e dare un boost ai loro business plan.

Un caffé offerto a chi riconosce l'oggetto sull'iPad :-)
  
Ed ecco un po' di content lato "press release" che approfondisce il tema:
Remo Giuffré, fondatore del TEDxSydney: "We are thrilled to be partnering with Qantas on this exciting 'Ideas that Travel' adventure celebrating the airline's San Francisco service connecting Australian and US-based entrepreneurs.

Some of the most exciting speakers from TEDxSydney alumni will be sharing their ideas at 30,000 feet while members of our extended networks are anticipating some serious meeting and greeting in the Bay Area next week. We're all looking forward to hearing more about those experiences at TEDxSydney 2016 at the Opera House in May."

Ed ecco un po' di approfondimenti, partendo dalla pagina Facebook dell'operazione (interessante vedere che i commenti all'operazione da parte degli utenti tendono ad essere fuori tema e relativi a disservizi reali o percepiti della linea aerea... ma la gente ha bisogno di sfogarsi e lo fa in qualsiasi modo. Quindi sempre prepararsi a reazioni del pubblico irrazionali o poco intelligenti o aggressive...).







venerdì, febbraio 19, 2016

Qui è dove ci intervistano su Strategia Digitale...

Strategia Digitale Manuale, come si fa?
Con una certa soddisfazione vediamo che Strategia Digitale, il nostro libro (di Giuliana e mio) continua non solo a vendere bene (per quello che può fare un manuale di marketing...) ma anche a attirare attenzione.

Così è stato per Guida Digitale, che ha voluto farci una video intervista (via Skype e con alcuni oceani di mezzo... ah, le meravigie della scienza e della tecnica).

Insomma, qui c'è l'intervista che racconta un po' come la vediamo sulla Strategia Digitale e sul nostro libro.
Non so bene se interessa, ma già che ci siamo la posto :-)




E se non sapete cosa sia il nostro manuale di Strategia Digitale, sotto vi piazzo il messaggio publiredazionale :-)


------ *MESSAGGIO PROMOZIONALE / COME APPROFONDIRE *-------

Per chi non conosce Strategia Digitale, il manuale per comunicare in modo efficace su internet e social media, qualche rapida informazione.  

Intanto dalla sua uscita è più o meno costantemente tra i libri della categoria "business" più venduti su Amazon, su carta e in formato Kindle. 

Anzi, per un paio di giorni siamo stati il libro in assoluto più venduto su Kindle in Italia (ok, l'editore aveva fatto un taglio prezzo molto notevole :-).

Ma ecco una breve descrizione di cos'è:

Abbiamo voluto fare un libro diverso: in mezzo a tanti libri che "spaccano paradigmi", che fanno della gran teoria, che dicono alle aziende dove sbagliano ma non danno ricette per fare giusto, abbiamo voluto fare un manuale.

Per dire quali sono gli step necessari, giorno, dopo giorno, per fare comunicazione sul campo. Mettendoci quella dose di teoria utile e necessaria per capire perché le cose vanno fatte in quel modo.

Il libro è pensato per:

a) chi lavora in azienda e vuole capire come si fa e perché con l'agenzia non riesce a capirsi :-)

b) chi lavora in azienda e ha un capo con cui non riesce a capirsi o per chi lavora in agenzia e ha bisogno di far capire al cliente "come funziona", visto che non è pubblicità :-)

c) chi lavora comunque nel digitale e vuole andare oltre alla mera operatività - capendo come si ragiona in modo strategico (in funzione degli obiettivi) per fare progetti migliori.

d) chi vuole iniziare a lavorare nel mondo digitale e vuole affiancare all'indispensabile pratica anche una capacità di pensiero strategico

Dentro ci sono parecchi decenni (combinati) di esperienza di Giuliana e mia. Raccontando ciò che abbiamo visto funzionare sul campo - dato che il digitale l'abbiamo visto nascere e crescere.

Come dice Giuliana nel suo blog:"Mettere ordine nel senso che, se per i singoli pezzi di digitale come il SEO/SEM, le Digital PR, il Social, sono stati scritti fiumi di parole, la parte che viene prima di tutto questo, la strategia digitale, non è mai stata considerata. O meglio, ciascuno si è costruito il suo modo di procedere, la sua metodologia, sulla base dell’esperienza e dell’esigenza del momento, ma tutto ciò non è mai stato codificato. Ci abbiamo provato noi."

Ecco i link da dove potete capire qualcos'altro sul libro e comprarlo online (in versione cartacea o ebook).



giovedì, febbraio 18, 2016

Shining... in realtà virtuale #GiovediVR


Se avete (fortunati voi) un visore Oculus, oggi potete godervi una visita dell'Hotel Overlook in Realtà Virtuale.

Assumendo, per un breve periodo, il ruolo e la visione di Jack Nicholson nel film.


Se come tutti noialtri gli Oculus (ancora) non li avete, potete intuire di che si tratta guardando questo brevissimo video.



You're the new caretaker at The Overview; chosen to single handedly look after this remote hotel throughout the icy winter months. We join you on your first day of complete isolation; waking up very late following the end of season staff party - high in the mountains and cut off from the world by the first of the big snow storms. It's time to leave your room and make your first check of the deserted hotel.

E leggendo questo approfondimento:


A me piace molto l'idea di poter fare dei backstage, di permettere alle persone di esplorare autonomamente dei mondi che abbiamo costruito con la narrazione.

Mi sembra un'interessante estensione del concetto (e del business) dei companion books, delle guide che ci raccontano nel dettaglio mondi della fantasia virtuale in cui la narrazione ci ha portato ma che vogliamo fare più nostri studiandoli, informandoci, vivendo esperienze aggiuntive..
Ora in modo altamente immersivo.

mercoledì, febbraio 17, 2016

Ha ancora senso la fotografia, se dal poster ti dico...cosa mettere su Instagram ?


Il fotografo, una volta, era quello che decideva cosa e quando fotografare, per scattare una bella immagine.

Il turista scattava foto sfocate, storte, ma tanto erano dei "ricordi".

Poi c'era il turista con velleità artistiche ma poca disciplina e gusto... e ti rifilava 90 minuti di diapositive orribili.

Ora lo scenario si è rimescolato; la tecnologia, gli smartphone... per molti la reflex è diventato un oggetto ingombrante ed inutile.
Ma forse presto sarà inutile anche l'umano dietro l'obiettivo, inteso come testa pensante :-)

Già, perché il pensiero era quello di trovare la bella immagine... ma adesso, a New York Canon ha predisposto dei poster digitali, che danno in diretta indicazioni su cosa è bello fotografare in quel momento preciso.
E dei camioncini con schermo digitale, posizionati nelle aree di NY più fotografate.


Telecomandando il fotografo e facendo scattare a tutti la stessa foto che tutti posteremo su Instagram, Facebook, Twitter etc etc :-)

In realtà il progetto è un po' più ampio e complesso... include l'ascolto in diretta delle reazioni al progetto sui social e la capacità quindi di reagire in real time... se vi interessa, la cosa da leggere è questa:

lunedì, febbraio 15, 2016

La prima regola dell' (Internet) marketing...

Ovvero un paio di dritte per l'impostazione (strategica) di un'operazione di successo.

La prima regola del marketing (Internet o meno che sia) è: Soddisfare i Bisogni, Esaudire i Desideri 

Chi mi conosce sa che questo è uno dei miei temi "caldi" da digital planner - è una delle basi del marketing, sia digitale che analogico. Per cui ogni tanto ne riparlo, anche per via del ricambio generazionale dell'audience del  blog :-)

A parole, lo sappiamo tutti: la prima regola del marketing è soddisfare i bisogni del proprio target - e al marketing non importa quale strumento usiamo, importano le logiche di base.
E nemmeno Internet, i social, il digital alle regole elementari del marketing si possono sottrarre.

Guardiamo la rete: a giudicare da quello che si vede, questa regola è stata coscienziosamente tenuta nascosta ad un sacco di operatori del settore.
Non è infatti un segreto che il successo del digital prima, dei social dopo hanno attratto sul mercato un gran numero di "addetti ai lavori", di agenzie, di consulenti, di aziende e "responsabili" che magari ne capiscono di digitale ma che non hanno una specifica preparazione di marketing.

Il punto è che molto spesso ci si concentra sul "cosa possiamo fare" invece che sul perché.

Ci si strizza le meningi per uscire con un'idea di un'app, o di un'azione Facebook, o una trovata Instagram. E, lo sappiamo, la maggior parte di queste operazioni porta zero risultati o giù di lì. Perché abbiamo fatto operazioni che piacciono a noi, ma che non risuonano col cliente.

E allora bisogna essere banali e partire dai basics della strategia digitale: una volta definito il target, è fondamentale analizzare quali sono i suoi bisogni e i suoi desideri.  

I bisogni - ovvero ciò di cui il nostro target necessita da un punto di vista razionale. I desideri sono invece legati a sfere molto meno razionali… e spesso molto più potenti, tanto da avere spesso la meglio sui bisogni.

Il mio cliente, se sta cercando un automobile on-line, sente probabilmente il bisogno di conoscere le caratteristiche, le prestazioni, i prezzi, per poter effettuare una scelta razionale tra i vari modelli. Ma, anche se non lo dichiara, desidera probabilmente esprimere qualcosa di se' attraverso la scelta della propria auto; affermare il proprio status sociale, sedurre, sentirsi più giovane.

In ogni mercato, per ogni prodotto c'è un diverso mix di bisogni / desideri. Per questo, lo skill più importante per una persona di marketing digitale non è quello di essere un mago delle tecnologie ma è invece : mettersi nei panni del proprio cliente

Ancora una volta, capire quali siano i suoi bisogni e quali siano i suoi desideri. Capire come possiamo soddisfare al meglio gli uni e gli altri.

Ecco, io sono il potenziale cliente, il prospect.

Vengo esposto, incappo nella comunicazione della marca (sia un sito, un banner, un post su Facebook, un tweet...) non conosco necessariamente questa azienda… devo capire, in pochi secondi "what's in it for me". Devo capire se c'è qualcosa che mi interessa. Devo avere subito una chiara sensazione che farei molto bene a investirci un po’ di tempo,  cliccare su un po’ di link, vedermi un po’ di pagine.


Considerato che nulla è statico ma tutto fluisce ed evolve nel grande fiume della vita, dovrò stare in campana a cogliere i mutamenti, le evoluzioni. E aggiornare la mia strategia digitale, le mie soluzioni in modo da rispondere (e se possibile anticipare) le nuove esigenze.

A questo punto, come un boomerang, rientra in campo il discorso del mix di bisogni e desideri.

Anche perché ci sono casi in cui il nostro prospect non è assolutamente interessato alla nostra azienda e nemmeno al nostro prodotto, in termini 'funzionali'.
Se sono un consumatore e mi interessa relazionarmi con la Nike, mi può interessare molto relativamente (o niente) venire informato delle caratteristiche tecniche dei prodotti. Quello che mi interessa avere è emozione. Quello che desidero ottenere è la capacità di suscitare emozioni negli altri. Indosso un prodotto come un grosso cartello, scelgo una marca in base a quello che intendo urlare (o sussurrare) agli altri.

E quindi lo stile, il linguaggio, la natura stessa del sito da costruire dipendono fondamentalmente dai valori della mia marca (se ne ho), dalla natura del mio mercato, dalle esigenze del mio target.

E, come esiste un mix tra bisogni e desideri, nello sviluppo di un sito occorre trovare il giusto mix tra informazione ,  servizio ed emozione.

Parliamo di emozioni. Ogni azienda deve suscitare la giusta emozione. L'emozione che devo ricevere acquistando un vestito firmato da 10.000 euro è, con ogni probabilità, diversa da quella che provo concludendo un contratto con un fornitore di macchine utensili. Ma entrambi i brand devono saper comunicare i propri valori, sapersi costruire una immagine, essere percepiti nella maniera più appetibile possibile: devono assumere il valore di  simbolo della soddisfazione dei bisogni e dei desideri dei propri clienti.

E’ fondamentale rispettare questa regola anche su Internet. E’ la nostra faccia, che stiamo presentando. La nostra reputazione.

L'informazione è, almeno in teoria, la parte più facile da dare. Ogni azienda freme dal desiderio di inondare il consumatore di informazioni sul proprio prodotto…anche se spesso in rete non si riescono a trovare proprio quelle informazioni che più ci interessano o si annega tra un marasma di informazioni inutili che impediscono di arrivare rapidamente a ciò che ci interessa.
La questione di quanto e cosa dire è una di quelle che vanno osservate con un occhio altamente critico. Ho messo tutto quello che serve? Ho messo cose che non servono? Sono pregnante o futile? Sono chiaro o sono fumoso?

E' una questione di stili.
Ritornando un passo indietro, lo stile di un sito, il suo modo di comunicare, le emozioni che genera non possono non essere allineati ai valori del proprio brand.
Il linguaggio del proprio sito deve essere appealing per il proprio target.
Il percorso su cui guido il mio visitatore all’interno del sito deve essere funzionale alle sue aspettative.

Dipende da cosa cerca il mio visitatore. Ancora una volta, la chiave è comprendere la domanda, produrre risposte adeguate.

La solita vecchia storia, valida per le aziende come per i consulenti delle aziende, per i brand manager come per i digital planner: dare di più ma, sopratutto, pensato meglio.



giovedì, febbraio 11, 2016

Il NY Times regala 1.3 milioni di visori per la Realtà Virtuale ai suoi abbonati...#GiovedìVR



Di Google Cardboard, i visori low-cost in cartone per la Realtà Virtuale di Google abbiamo parlato recentemente.  

Un tool economico che democratizza l'accesso alla Virtual Reality. 

Un area di grande interesse per le aziende.. tanto che il prestigioso NY Times ha recentemente regalato ai suoi abbonati uno di questi oggetti.

E ne ha distribuiti 1.3 milioni di pezzi. In partnership con Google.

Il tutto nel quadro del lancio dei propri contenuti video aumentati, per poter fruire di una serie di documentari definiti VR-storytelling.


e, se volete, anche qui

E' stata sviluppata una applicazione dedicata, che permette di fruire i contenuti esclusivi del giornale.

Il NY Times sta cavalcando questo nuovo tipo di contenuti - ad esempio con questo filmato sulla campagna presidenziale statunitense.












The Times has produced a virtual reality film from footage of presidential campaign events taken over the last month. To view it, download the NYT VR app on your mobile device if you don’t already have it. (Go here for Android and here for iPhone.) Here, a national political correspondent revels in covering the campaign.


Si tratta quindi di esplorare nuove forme di giornalismo, nuovi approcci di storytelling, come racconta bene Forbes: