martedì, ottobre 23, 2007

Il problemaccio dei costi di produzione della pubblicità

Colgo al balzo il commento di Claudio Jacovelli al mio post precedente:

Probabilmente l'IP-Tv si affermerà nel lungo periodo, mentre la tv continuerà per numerosi anni ad essere il principale strumento di broadcasting.

Sarebbe più interessante prevedere quale sarà il futuro della pubblicità, considerando i nuovi target del marketing e la segmentazione continua della clientela che può essere sviluppata grazie alla multicanalità.

Sarebbe interessante davvero - considerando anche che la frammentazione del target è una sciagura per i pubblicitari televisivi.
Almeno da un certo punto di vista.

Anche se è un po' di tempo che non seguo piu' produzioni TV, ritengo che oggi come oggi sotto i 200,000 euro non si riesca in media a fare un commercial decente (non dico bello). Poi magari c'è chi ce la fa con 100,000, ma è lo stesso.

Chiaro che se spalmo il costo di produzione su 1,500,000 viewers è un conto, meglio se sono 5 milioni.
Ma se il mio target si frammenta in mini target da 200.000 persone, che sono tanto diverse da non rendere funzionale l'uso dello stesso spot per tutti...? E quindi devo farne 3 o 4?

Come faccio a far quadrare i conti della produzione? E il loro impatto sul prezzo del prodotto?

Una strada è quella del gangbang marketing o dell'advertising user generated.. che però significa delegare l'interpretazione e in fondo il controllo del brand agli utenti...

Certo, è vero che si dice sempre più che la Brand 2.0 viene fatta e creata dagli utenti etc etc... ma questo è vero per poche marche, quelle con un elevato coinvolgimento emotivo. Per Nike o Malboro o Apple, lo posso capire. Per un Dixan?? Per la Ferrarelle??

Mah.
Lo sapete, vero, che una delle peggiori maledizioni cinesi è "possa tu vivere in tempi interessanti"? ;-)

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